lunedì 5 dicembre 2016

NICO ZANUTTI: IL RIDER FREE CHE SE LA GIOCA CON I PRO






Conosco Nico da diversi anni, precisamente da quando con FashionAndBikes decisi di sponsorizzarlo con i prodotti Loaded.
All'epoca era un giovane promettente con tanto stile che iniziava a farsi largo nel mondo dei contest internazionali.
Nico non è un "pro", girare in bici non è il suo lavoro. Nico è un ragazzo concreto animato da tanta passione e tanta tenacia per raggiungere gli obbiettivi prefissati.
Insomma, uno di poche parole ma molto solido sulle tracks. 
Delle caratteristiche che secondo me sono da esempio per tutti i giovani che si affacciano al settore gravity.
Per questo motivo, merita un posto di tutto rispetto nella gallery personaggi di questo blog.
A voi l'intervista, vi lascio scoprire e valutare le sue parole.

1) Quando ti conobbi nel 2013 eri un giovane rider con tanto stile che iniziava ad avvicinarsi ai contest freeride internazionali. Da allora di strada ne hai fatta, quali sono state le partecipazioni più importanti in questi anni ed ovviamente quelle che ti hanno dato più soddisfazioni? Raccontaci un po del Nico rider.

Ciao Fabio! Di tempo ne è passato un bel po, quasi 4 anni, dove ho avuto la possibilità di girare in diversi park e misurarmi in diversi contest come il Suzuki Nine knights (QUI IL SUO VIDEO), che reputo una grossa sfida per un rider italiano (una linea così tecnica e con un numero elevato di salti consecutivi), ho avuto l'occasione di partecipare anche all’ultima edizione del Chatel Mountain Style, contest ad invito.

2) Il freeride (uso questo termine riferendomi alla classificazione FMB) è una disciplina che richiede allenamento e la costante ricerca della perfezione. Come si inizia? Quali strutture o posti esistono in Italia per iniziare? Se è possibile ci puoi dire quali sono i fondamenti tecnici da cui partire e quale è il primo trick che possiamo imparare.

Attualmente nel nord Italia ci sono un sacco di strutture che consentono di avvicinarsi a questa specialità come ad esempio il Monza Pizza Bikepark, cresciuto dalla forte passione di Torquato Testa, Diego Caverzasi, Filippo Proserpio e altri soci.
Esiste anche una struttura a Maggiora, realtà che negli ultimi 2 anni sta credendo molto in questo sport, che si è concretizzata con un bike park per qualsiasi livello di riding.
Oltre ai citati, sono in sviluppo numerosi park in tutto il nord, dal Pinewood (park indoor) al TK, un piccolo trail alle porte di milano dove 8 anni fa ho iniziato il mio percorso.
Come si inizia è differente da persona a persona, è difficile spiegarlo.
Penso che grazie a queste strutture un rider neofita, nel 2017, abbia più semplicità nel crescere progressivamente e sviluppare in tutta sicurezza le sue capacità.
Direi che prima di cimentarsi nell'apprendimento dei trick è importante riuscire ad avere il pieno controllo della bici.
Penso che sia un aspetto molto sottovalutato, insieme alla capacità di staccare parti del corpo dal mezzo.
Credo che i trick più facili possano essere i one hand e one foot, seguiti dalle loro varianti di no hand suicide e no foot/no foot cancan.

3) Come detto, hai la fortuna di confrontarti con atleti internazionali. Secondo te a che livello è il freeride italiano? Cosa noti di differente, anche rispetto a te, nella preparazione e nell'approccio ai contest da parte di quelli che vengono definiti "pro"?

Il livello italiano è sicuramente in crescita e sicuramente punta altri obbiettivi rispetto a 3-4 anni fa.
Noto un sacco di ragazzini che si stanno appassionando a questo sport, seppur molto meno rispetto al resto d'Europa, tuttavia, sono numeri più che considerevoli ripensando a qualche anno fa.
Ognuno di noi vorrebbe riuscire a migliorarsi sempre di più e trasformare questa passione sulle ruote in un lavoro, riuscire a diventare un "pro".
In merito, io vorrei dire la mia opinione: in questi anni di contest e confronti internazionali mi sono reso conto che non è tutto oro quello che luccica.
Essere un pro rider non significa diventare immune ad un calo, si è costantemente sotto sforzo fisico e mentale per mantenere il livello che si è ottenuto e doversi confrontare con altri atleti del tuo stesso livello,con la pressione di sponsor e di chi crede in te.
Insomma, tanti onori ma anche tanti oneri.

4) In Italia è possibile diventare un "pro", ovvero riuscire a vivere del tuo sport?

E' davvero dura, non so quanti rider si possano definire "pro" in italia, forse si possono contare sulle dita delle mani.

5) Da tanti anni la tua immagine è associata ai Mystic Freeride ed al marchio Scott. Le sponsorizzazioni sono importanti. Come si fa ad ottenerle? Raccontaci la tua esperienza.

Sono legato a Mysticfreeride da ormai 7 anni, sono davvero entusiasta del percorso che abbiamo affrontato insieme e della crescita che siamo riusciti ad ottenere, sono stati i primi ragazzi a credere in me, nonostante avessi solo 14 anni e tanta passione! Ovviamente ci sono stati alti e bassi, ma, si guarda sempre al futuro e siamo sempre carichi!
Da 2 anni a questa parte sono legato a Scott Sport Italia direttamente, collaborando in pieno con mysticfreeride.
Esistono diverse sponsorizzazioni, ognuna delle quali punta su diversi aspetti di te, come la pubblicità, il rendimento, la personalità e ovviamente i risultati.
In questi anni di sport sono stato seguito da Adidas Eyewear, Loaded, Scott e tanti altri.

6) Oltre al freeride, pratichi anche dh a livello agonistico. Cosa accomuna le due discipline e, soprattutto, come è andata la stagione?

Ho sempre cercato di abbinare le due discipline nel migliore dei modi, anche se personalmente preferisco girare per il semplice motivo di divertirsi, piuttosto che puntare al cronometro.
In questa stagione non sono riuscito a ottenere i risultati che mi aspettavo, forse per mancanza di testa, o forse per mancanza di riuscire a trovare un obbiettivo nelle gare di dh.


7) Da qualche anno tieni corsi di guida, in particolare, sei un ottimo insegnante per i corsi sui salti. Sappiamo bene che il salto è una componente fondamentale delle discipline gravity e non riuscire a farlo vuol dire privarsi di una buona parte del godimento del nostro sport. Dalla tua esperienza sul campo, a cosa è dovuta la paura di affrontare un salto? Quale è l'atteggiamento mentale che un rider deve possedere prima di affrontarlo?

La paura di affrontare un salto è dovuta dalla mancanza di controllo di noi stessi sulla bici, ciò non vuol dire che se ne abbiamo non cadremo più, ma, sicuramente sapremo come gestire la situazione e sapremo come comportarci una volta in aria.
La paura di affrontare un salto c'è sempre, dal saltino più stupido, che non va mai sottovalutato, al super gap da 7-8 metri in su.
E' tutta una questione mentale, una questione di testa e di concentrazione.
E' capitato più volta ai corsi di dover fermare ragazzi che non riuscivano a capire il pericolo del salto o che sottovalutavano la velocità e la fase aerea.
Per effettuare un salto bisogna essere tranquilli, so che non saremo mai tranquilli al 100% ma, bisogna cercare di essere rilassati e sicuri di se, perché se c'è il beneficio del dubbio non andrà mai a buon fine.
Come spiego ai miei corsisti è importante affrontare un salto in tranquillità e focalizzarsi metri e metri prima su quello che andremo a fare, cercando di non correggere la bici con frenate improvvise o pedalate all'ultimo secondo.

8) Hai mai paura di cadere prima di eseguire un trick o misurarti in gara? Che importanza ha la componente "paura" e in che modo si riesce a gestirla a proprio favore?

Personalmente la paura mi frega tantissimo: ho difficilmente paura di affrontare un salto, ma quando ne ho, è meglio se mi fermo e lo esamino a 200% per capire il motivo e capire se il salto è alla mia portata.
Mi è capitato molte volte di tornare a casa con l'amaro in bocca per non essere riuscito a far qualcosa, un salto, una linea o un passaggio come volevo io.
La paura è normale, se non si ha paura, ogni salto si è per terra, perché non si capisce la sottile linea tra il fare il salto per capacità (quindi saperlo fare) o fare il salto per spavalderia e come va va.

9) Sei anche un pasticcere professionista. Credo che la cosa a molti che ti conoscono nelle vesti di atleta faccia un po strano. Il tuo lavoro è anche una tua passione? Mi spiego: per te quanto è importante la passione in ciò che si fa?

Sono una persona molto motivata dalla passione, dalla passione per le 2 ruote ad un altra passione che ancora oggi non so spiegarmi ahahahaha...la pasticceria.
Non è per nulla facile abbinare queste due cose e molto spesso bisogna fare delle rinunce.
E' un lavoro molto pesante, non come un muratore, ma, mentalmente e manualmente se fatto nella maniera corretta.
E' difficile riuscire sincronizzare le due cose, i giorni liberi e le poche ora libere per allenarsi.

10) Come tutte le mie interviste ti chiedo: c'è qualcosa che vorresti aggiungere? Vuoi fare un saluto a qualcuno o un augurio?

Spero di riuscire ad essere motivato in quello che faccio finche avrò la forza e il tempo per farlo, se uno ci crede davvero qualsiasi cosa si può realizzare!
Ciao a tutti e grazie Fabio!
Ringrazio tutte le persone che mi sopportano e supportano e Mysticfreeride!

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