Seguo le imprese di Bruno da quando per la prima volta sono salito su una mtb. All'epoca, internet non era così diffuso e se volevi documentarti dovevi leggere.
Io oltre a MTB Action, la versione americana che trovavo a volte in stazione a Milano (ovviamente numeri vecchi), leggevo TuttoMtb. Ebbene, a quei tempi sognavo sulle fotografie dei nostri campioni impegnati in coppa del Mondo, Herin, Bonanomi, il povero Fausti e ovviamente lui...Bruno Zanchi. Tra quelli citati, Bruno è stato ad oggi l'unico campione del mondo sfornato dalla nostra Dh. Ovviamente, cito solo il titolo più importante, ma, in mezzo ci sono svariati titoli italiani, un titolo europeo, tappe di world cup ecc. ecc.
Ho avuto la fortuna di conoscerlo nel 2007, quando era a capo del team Axo Commencal, e ciò che mi colpì fu lo spessore morale della persona e la sua forma mentis da vero atleta.
Bruno è uno che sa costruire i successi.
La voglia di intervistarlo per farvelo conoscere meglio era veramente tanta e fortunatamente Bruno ha trovato tempo per concedermi questa bellissima intervista.
Mi auguro che la leggiate e rileggiate perché tra le righe, in mezzo ai preziosi consigli, c'è tanto da imparare.
1) Ciao Bruno, come stai ? Come si è conclusa la stagione, dal momento
che ad oggi qualche "bilancio" l'avrai fatto?
Ciao
Fabio e’ un po che non ti sentivo.
Ti
direi tutto bene, si corre a destra e sinistra come al solito per
lavoro e per riorganizzare la stagione 2017 tra sponsor, atleti,
località varie, in versione Team Manager, atleta, e organizzatore
con Romano Favoino per il Circuito DH Gravitalia.
La
stagione 2016 si e’ conclusa in modo un po strano.
Mi
spiego meglio; le certezze che avevamo con atleti del calibro di
Nicola Casadei, Vincitore del Circuito Super enduro edizione 2015,
sono sfumate a causa di due grossi infortuni che Nicola ha dovuto
scontare, uno ad inizio anno (rottura dello scafoide) e il secondo a
meta’ stagione (rottura dei legamenti crociati del ginocchio),
perciò’ il nostro cavallino vincente fuori dai giochi.
Ma,
nel frattempo, un buon Marcello Pesenti, ha preso in mano la
situazione e ha fatto una buona crescita che gli ha permesso di
vincere qualche prova speciale nel circuito Superenduro e ben
figurare in qualche prova speciale del EWS, ritagliandosi qualche
soddisfazione e regalando anche soddisfazioni al nostro team.
Louise,
ha centrato la vittoria del circuito Super Enduro.
Che
dire di Louise...una professionista, in primis come persona e poi
come Super Mamma atleta.
Roberto,
il “Ciambron ", ha fatto notevoli miglioramenti rispetto le
scorse stagioni, infatti temo che prima o poi mi chiederà anche lui
uno stipendio...ahahahaha
Gionata’
grande atleta e ragazzo di gruppo...stagione difficile sotto certi
aspetti, attualmente non sono ancora riuscito a far esprimere il
meglio delle suo talento e delle sue caratteristiche, ma, sono sicuro
che sia solo una questione di tempo.
Gionata’
ha tutte le carte in regola per entrare tra i top rider a livello
nazionale, deve solo iniziare credere di più’ nelle sue
potenzialità.
Da
ultimo chiaramente ho analizzato anche la mia posizione e che
dire...sarei troppo di parte!!!
Mi
Diverto, amo allenarmi, e qualche soddisfazione la porto ancora a
casa.
Certo
se avessi vinto a Finale Ligure la categoria contro Karim Amour
certamente avrei fatto il mio compitino giusto, ma, quest'anno Karim
era più’ forte.
Ne
riparliamo a fine 2017...Ahahahaha
2)
Ti conosco da diversi anni e ti seguo sin dai tuoi esordi. Sei stato
e sei tutt'ora un punto di riferimento per chiunque voglia
avvicinarsi al settore gravity. Detto ciò, nonostante esistano
persone e team come il tuo, mi sembra che l'Italia stenti a sfornare
nuovi campioni. Da talent scout quale sei (ndr: Casadei, Colombo,
Russotto e tanti altri), cosa manca nei giovani di oggi? Per quale
motivo ragazzi molto forti non riescono poi a fare il salto?
Sono
in stretto contatto con i miei atleti dal primo giorno che decidono
di entrare nel mio Team e generalmente facciamo un programma a lunga
scadenza con loro.
Stare
pochi anni in un team serve a poco e non crei quel legame che possa
spingere il ragazzo e me stesso a trovare da subito il giusto feeling
e la strategia giusta per affrontare allenamenti e gare al limite.
Questa
e’ una domanda che spesso mi sento fare e non e’ troppo semplice
rispondere credimi, ci sono parecchi fattori che influenzano questa
situazione.
Ma
penso che i punti salienti siano i seguenti, e sia chiaro che non
voglio svilire nessuno, ne tanto meno fare il saputello.
A
FAVORE DELLE VECCHIE LEVE
-
Grandi team che ci supportavano economicamente, per affrontare
trasferte e uno stipendio a garanzia della nostra attività'.
-
Inferiore la concorrenza nel numero di atleti partecipanti alle
competizioni.
-
Livello più’ basso, da parte dei top, ossia, meno atleti ad
altissimi livelli. Ora sono in tanti tanti ad andare forte in pochi
secondi
-
MA SOPRATTUTTO...noi avevamo una voglia e una fame di vittoria
pazzesca, sicuramente siamo nati in una generazione di gente più
cattiva, agonisticamente parlando.
A
SFAVORE DELLE NUOVE LEVE
-
Pochissimi team ad altissimo livello in Italia per poter crescere, e
grazie che almeno questi ci sono e ci credono.
-
Troppa tecnologia che porta l’atleta ad avere sempre più scusanti
che vantaggi per andare forte.
-
I nostri atleti italiani rispetto a noi, hanno iniziato da ragazzini,
mentre noi eravamo già’ più’ adulti, quindi, più’ maturi,
ma, e’ anche vero che ad oggi hanno già un esperienza incredibile
se consideri che a 21 anni hanno già’ girato mezzo mondo e
gareggiato su tantissime piste del mondiale.
COSA
SERVE PER CRESCERE ANCORA
-
Allenarsi Molto di più’ sia fisicamente che tecnicamente.
-
Scegliere dei partner di allenamento che possano spostare sempre più
il tuo livello e migliorarsi a vicenda
-
Credere in se stessi, sino in fondo e non partire con il presupposto
che gli altri siano tutti dei fenomeni. Due braccia, due gambe, un
cuore e una testa li avete anche voi, attaccate!!
-
Essere meticolosi con il mezzo,ma non essere assillati e assillanti
alla ricerca di tarature, geometrie, mescole e chi più’ ne ha più’
ne metta. Cosi facendo a volte si perde il focus della preparazione
della gara perché si é alla ricerca solo dell'assetto, ma non della
velocità’ sulla pista, o di quelle sensazioni di certezza di poter
volare il giorno dopo, cose fondamentali per poter affrontare la gara
al meglio e soprattutto al massimo.
Questo
e’ il mio modesto pensiero, anche se e’ un discorso molto lungo e
articolato, sarebbero veramente molti gli aspetti da considerare, non
da ultimo, può’ darsi che sia anche vero che la vecchia
generazione di atleti fosse realmente più veloce capace e
probabilmente più forte.
Se
vedi i vari Vouilloz, Peat, Herin, Barel, Migliorini, Bona,
Caramellino, sono tutti
atleti che sino a pochi anni fa’ o forse anche quest’anno sono
ancora degli ossi duri e non ci stanno a perdere.
3)
Mi dici come si fa a restare ad altissimi livelli agonistici come te
allenandosi nei pochi momenti liberi come fai tu? Sei un alieno o la
generazione Zanchi/Peat aveva una marcia in più?
Non
voglio fare il super uomo, penso di essere sempre stato un atleta
umile, penso che la nostra voglia di fare competizione e la voglia di
fare fatica in allenamento ti porti ad arrivare alla domenica con un
adrenalina e una voglia di gareggiare incredibile.
Se
poi fai un mix di tutto questo e lo esasperi all’ennesima potenza
il risultato e’ che anche a 43 anni come me e Peat o a 50 come
Corrado Herin o i 46 di Mig, siamo ancora competitivi.
Abbiamo
nel mirino sia durante gli allenamenti, sia durante la gara solo una
cosa... andare forte e VINCERE.
4)
Sei l'unico Campione del Mondo italiano nella dh da 25 anni a questa
parte. Che effetto fa ?
EPOCA BIANCHI |
Una
volta mio zio mi disse, appena vinto il campionato del mondo: "caro
Br1 questo francobollo sulla schiena non te lo toglierà’ mai
nessuno".
Bello
sapere di aver vinto un mondiale e’ una soddisfazione che resta
indelebile.
Ma,
non ti nascondo che se gli anni che ho dato parte della mia
esperienza a Francesco Colombo, avessimo centrato il campionato del
mondo, o fossimo arrivati a podio, sarei stato felice come quel
giorno che ho tagliato il traguardo del Ciocco e vinto la mia maglia
iridata.
Parlo
chiaramente di Francesco perché e’ l’ atleta con il quale ho
condiviso più tempo e più esperienze, durante questi anni, anche da
preparatore.
5)
Ritornando all'argomento "giovani leve", mi sembra che
l'aspetto mentale sia generalmente trascurato. Avendoti visto più
volte all'opera con i tuoi ragazzi, ho potuto constatare quanto tu
lavori anche su di esso. Qual'è e quanto è importante
nell'approccio all'attività agonistica?
Sono
convinto che la gara la vinci in settimana durate gli allenamenti,
ma, ATTENZIONE allenamenti duri.
Come
dice un mio caro amico, la domenica si va solo per ritirare il
premio.
Se
un atleta si allena duro, forse corre il rischio anche di perdere
alcune gare, perché arriva con le gambe finite e il fisico al
limite.
Tuttavia,
l’allenamento duro paga sempre e sta a te capire quando e’ ora di
raccoglierne i risultati.
Ci
dobbiamo confrontare con i migliori atleti al mondo, che magari sono
anche più’ dotati rispetto a noi.
Io,
ad esempio, mi sono sempre considerato un buon mediocre.
I
fenomeni all'epoca erano i vari Vouilloz, Barel, Lopez, Pascal,
Gracia, Peat, Misser, Tomac, ecc.
Essere
dietro a questi "fenomeni" non mi faceva paura e non mi
metteva in ombra.
Sapevo
che prima o poi sarebbe arrivato anche il mio turno, era solo
questione di costanza e determinazione e, prima o poi, la gara
congeniale o il tracciato più idoneo alle mie caratteristiche
sarebbe arrivato.
L’importante
era esserci al momento giusto, ovvero, quando senti dentro di te di
potercela fare a dare il 101% .
L’aspetto
mentale lo costruisci (ribadisco) durante gli allenamenti.
E'
li che formi la determinazione e la costanza di avere nel mirino il
tuo obbiettivo della gara della domenica.
Nelle
discipline gravity hai la fortuna di correre per te stesso, e contro
te stesso.
Il
tempo lo determini tu e solo tu puoi dare il massimo, sentire certe
sensazioni, come la paura, l’ansia, la voglia di partire dal
cancelletto, il passaggio su un salto, o tra due pietre, o in mezzo a
piante a full gas e dirti…"Br1 ti e’ andata bene questa
volta...ma certamente hai guadagnato un secondino importantissimo, la
gioia di una vittoria anche pelata per pochi decimi sul tuo acerrimo
amico avversario.".
Tutto
questo lo prepari a tavolino e durante gli allenamenti lo metabolizzi
per arrivare alla domenica e esprimerlo al meglio.
La
concentrazione di partire dal cancelletto e riuscire ad esprimere il
101% durante quei 3-4-5 minuti deve essere una sensazione già
vissuta in allenamento e la devi solo rivivere durante la gara, non
deve essere una novità, altrimenti, non hai fatto i compiti in modo
perfetto.
Questo
e’ il mio modo di allenarmi e di approcciarmi ad una gara.
6)
Il tuo team è un po una scuola a 360 gradi. Raccontaci la filosofia
che sta alla base e, soprattutto, se chiunque può affiliarsi o
servono particolari doti.
Il
Team oggi denominato Team Airoh Ion SantaCruz, ha nel corso degli
anni cambiato un po la sua filosofia
In
principio era nato per avere un gruppo di atleti molto ampio, pensate
che in una stagione con il Team Raschiani-Kona, eravamo addirittura
in 24 atleti, ripensandoci adesso, era pazzesco!!
Negli
ultimi anni, abbiamo ridotto ai minimi termini l'organico, passando
anche a soli 4/5 atleti (come attualmente).
I
costi, gli impegni con gli atleti e la selezione per cercare di fare
un ottimo lavoro di risultato, ha portato i team (compreso il mio) a
dover lavorare con pochi atleti e ahimè dover scegliere i migliori.
Gli
sponsor ed anche io in prima persona, vogliamo portare a casa il
miglior risultato che, ovviamente, si esprime con una vittoria.
Ciò
sia per la soddisfazione personale, sia per la crescita del nostro
atleta.
Quindi,
attualmente, si cerca di impostare un Team con uno/due atleti che
portino un risultato quasi garantito e contemporaneamente di far
crescere qualche giovane per portarlo ad alti livelli.
Questo
e’ sempre stato il mio obbiettivo, cercare di dare l’opportunità
ad un atleta Italiano di poter entrare nel Olimpo di qualche team
internazionale e potersi giocare le proprie carte per qualche anno ad
alti livelli.
Ricevo
spesso chiamate e mail di richiesta di entrar a far parte del mio
team.
Capisco
la voglia di questi giovani ragazzi, ma, purtroppo, il team inizia a
lavorare solo da certi livelli di capacita’, doti e performance.
Servirebbe
qualche team minore che potesse far crescere i ragazzi sino ad un
certo livello e poi magari passarli a team più’ organizzati in
grado di dare quelle ulteriori nozioni necessarie a migliorare
ulteriormente.
7)
L'enduro è attualmente la disciplina che gode della maggiore
diffusione. Cosa pensi di questo fenomeno che nel giro di tre anni ha
avuto una crescita paurosa? Personalmente mi sembra che a volte si
trascuri un poco troppo la preparazione tecnica, riducendo tutto a
una questione di fiato e gambe. Che ne pensi?
L’enduro
e’ una fantastica disciplina, nata per riportare la mtb alle
origini.
Tutti
noi facevamo enduro 20 anni fa’ per allenarci.
Adesso
e’ diventata una disciplina e sta aprendo il mercato.
Menomale
che qualcuno se l’è inventata!!!!!!!!
Se
fai una valutazione a livello mondiale, tolti alcuni fenomeni, si
parla di ex discesiti, che si sono trasformati in discesisti
pedalatori.
La
maggior parte campioni pluridecorati, per questo ci si dedica di più
alla preparazione fisica e meno alla tecnica.
I
top hanno già il pieno di tecnica, gli manca il motore che possa
durare nel tempo, ecco perché’ e’ fondamentale allenarsi sulla
resistenza, e magari un po meno sulla tecnica.
In
più, le PS, normalmente sono delle prove di media difficoltà.
Questo,
unito allo sviluppo di 40/60 km, non da la possibilità’ agli
organizzatori di mettere passaggi o prove speciali proibitive, il
rischio sarebbe troppo elevato, considerato che sono gare aperte a
tutti, senza nessuna scrematura alla fonte.
8)
Faccio ora una domanda al pro rider. Voglio togliermi una curiosità
affidandomi alla tua esperienza. Che benefici ha portato l'affermarsi
dello standard 650B rispettivamente sulle bici da dh e da enduro?
Inoltre, che benefici può dare al semplice appassionato?
L’avvento
della 27,5" o addirittura della 29" sulle bike da enduro ha
cambiato totalmente il mercato.
Innanzi
tutto ha creato un giro di resi da 26" per un nuovo acquisto
sugli altri due standard in modo inquietante.
Oggi
chi possiede una 26" e’ come se avesse una bici della
preistoria..INCREDIBILE…
Il
vantaggio e’ certamente notevole se calcoli, che puoi migliorare le
tue performance da 1 a 2 secondi al minuto, in funzione del tracciato
e degli ostacoli da superare.
La
sola dimensione della ruota ti permette di rimpicciolire il rischio e
aumentare la sicurezza, oltre che la velocità.
L’unica
problematica, a mio parere, è data da certe aziende che non si sono
ancora evolute con coperture e mescole all'avanguardia, ma, ci
arriveranno in breve tempo.
I
vantaggi, come ripeto, sono notevoli; facilita’ di oltrepassare
l’ostacolo, più’ velocità in uscita di curva, stabilita’
migliore sui tratti veloci e scassati.
Svantaggi?
Solo se un rider ha già difficoltà a gestire una 26",
altrimenti sono molto più i vantaggi degli svantaggi.
9)
Una volta mi hai raccontato di "collezionare" tutte le tue
biciclette da gara. Quale ti piace di più ed a quale sei più
affezionato?. Personalmente amavo la SC Super 8 rossa!!!!
Bhe
vedo che ricordi bene…
Ognuna
di quelle bike mi ha regalato vittorie e amare sconfitte
Ho
la mia prima bike datata 1987, una Specialized Streetstumper e le
ultime, un Santacruz Nomad e un Santacruz V10 parcheggiate nel
salotto di casa.
Per
me sono come un opera d’arte da guardare e amare, oppure odiare in
altri momenti della mia giornata.
SANTACRUZ S8 BR1 |
In
mezzo, tra la prima e l’ultima, ne possiedo circa una quarantina,
tra SPECIALIZED, BIANCHI, SANTACRUZ, KONA, SCOTT, COMMENCAL, tutte
bici fantastiche, mi viene la pelle d’oca ogni volta che le rivedo.
Vederle
mi da sensazioni incredibili, ognuna ha la sua storia e i suoi
aneddoti da poter raccontare...fantastiche!!!!!
La
S8 rossa e’ nel Museo di Rob (ndr: Rob Roskopp cofondatore di
Santacruz) a Santacruz, mentre la bici con cui ho vinto il Mondiale
e’ in Bianchi Reparto Corse.
Le
altre quasi tutte a casina.
10) Ringraziandoti
per questa intervista, ti lascio chiedendoti: c'è qualcosa altro che
vorresti che ti chiedessi? Vuoi lanciare un saluto, un augurio ai
tuoi numerosi supporter?
Caro
Fabio, direi che con queste 10 centrate domande mi hai dato
l’opportunità di esprimere parecchi concetti, spero di non avervi
annoiato, mi hai dato modo di raccontare parecchio di Br1 e del mio
team, della mia visione di essere e fare l’atleta e te ne
ringrazio.
Visto
che siamo in prossimità’ del Santo Natale, farei due differenti
auguri: il primo dedicato certamente a tutti quei ragazzi, che
credono nel futuro di poter diventare ottimi downhille; a loro dico
solo di non mollare, la strada sarà lunga, dura, magari anche con
infortuni, ma se siete determinati arriverete anche voi a raggiungere
il vostro obbiettivo.
Il
secondo lo faccio più’ in generale.
Non
so quando pubblicherai questa intervista, ma, un caro augurio di Buon
Natale a tutti voi e alle vostre famiglie, un caro abbraccio a chi ha
avuto la sfortuna di vivere il terrificante terremoto e ha perso i
suoi cari, casa, lavoro e tanto altro, un caro abbraccio a tutti.
Br1
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