mercoledì 23 novembre 2016

CAMPIONI: INTERVISTA A BRUNO ZANCHI LEGGENDA DEL GRAVITY ITALIANO


Seguo le imprese di Bruno da quando per la prima volta sono salito su una mtb. All'epoca, internet non era così diffuso e se volevi documentarti dovevi leggere.
Io oltre a MTB Action, la versione americana che trovavo a volte in stazione a Milano (ovviamente numeri vecchi), leggevo TuttoMtb. Ebbene, a quei tempi sognavo sulle fotografie dei nostri campioni impegnati in coppa del Mondo, Herin, Bonanomi, il povero Fausti e ovviamente lui...Bruno Zanchi. Tra quelli citati, Bruno è stato ad oggi l'unico campione del mondo sfornato dalla nostra Dh. Ovviamente, cito solo il titolo più importante, ma, in mezzo ci sono svariati titoli italiani, un titolo europeo, tappe di world cup ecc. ecc.
Ho avuto la fortuna di conoscerlo nel 2007, quando era a capo del team Axo Commencal, e ciò che mi colpì fu lo spessore morale della persona e la sua forma mentis da vero atleta.
Bruno è uno che sa costruire i successi.
La voglia di intervistarlo per farvelo conoscere meglio era veramente tanta e fortunatamente Bruno ha trovato tempo per concedermi questa bellissima intervista.
Mi auguro che la leggiate e rileggiate perché tra le righe, in mezzo ai preziosi consigli, c'è tanto da imparare.

1) Ciao Bruno, come stai ? Come si è conclusa la stagione, dal momento che ad oggi qualche "bilancio" l'avrai fatto?

Ciao Fabio e’ un po che non ti sentivo.
Ti direi tutto bene, si corre a destra e sinistra come al solito per lavoro e per riorganizzare la stagione 2017 tra sponsor, atleti, località varie, in versione Team Manager, atleta, e organizzatore con Romano Favoino per il Circuito DH Gravitalia.
La stagione 2016 si e’ conclusa in modo un po strano.
Mi spiego meglio; le certezze che avevamo con atleti del calibro di Nicola Casadei, Vincitore del Circuito Super enduro edizione 2015, sono sfumate a causa di due grossi infortuni che Nicola ha dovuto scontare, uno ad inizio anno (rottura dello scafoide) e il secondo a meta’ stagione (rottura dei legamenti crociati del ginocchio), perciò’ il nostro cavallino vincente fuori dai giochi.
Ma, nel frattempo, un buon Marcello Pesenti, ha preso in mano la situazione e ha fatto una buona crescita che gli ha permesso di vincere qualche prova speciale nel circuito Superenduro e ben figurare in qualche prova speciale del EWS, ritagliandosi qualche soddisfazione e regalando anche soddisfazioni al nostro team.
Louise, ha centrato la vittoria del circuito Super Enduro.
Che dire di Louise...una professionista, in primis come persona e poi come Super Mamma atleta.
Roberto, il “Ciambron ", ha fatto notevoli miglioramenti rispetto le scorse stagioni, infatti temo che prima o poi mi chiederà anche lui uno stipendio...ahahahaha
Gionata’ grande atleta e ragazzo di gruppo...stagione difficile sotto certi aspetti, attualmente non sono ancora riuscito a far esprimere il meglio delle suo talento e delle sue caratteristiche, ma, sono sicuro che sia solo una questione di tempo.
Gionata’ ha tutte le carte in regola per entrare tra i top rider a livello nazionale, deve solo iniziare credere di più’ nelle sue potenzialità.
Da ultimo chiaramente ho analizzato anche la mia posizione e che dire...sarei troppo di parte!!!
Mi Diverto, amo allenarmi, e qualche soddisfazione la porto ancora a casa.
Certo se avessi vinto a Finale Ligure la categoria contro Karim Amour certamente avrei fatto il mio compitino giusto, ma, quest'anno Karim era più’ forte.
Ne riparliamo a fine 2017...Ahahahaha

2) Ti conosco da diversi anni e ti seguo sin dai tuoi esordi. Sei stato e sei tutt'ora un punto di riferimento per chiunque voglia avvicinarsi al settore gravity. Detto ciò, nonostante esistano persone e team come il tuo, mi sembra che l'Italia stenti a sfornare nuovi campioni. Da talent scout quale sei (ndr: Casadei, Colombo, Russotto e tanti altri), cosa manca nei giovani di oggi? Per quale motivo ragazzi molto forti non riescono poi a fare il salto?

Sono in stretto contatto con i miei atleti dal primo giorno che decidono di entrare nel mio Team e generalmente facciamo un programma a lunga scadenza con loro.
Stare pochi anni in un team serve a poco e non crei quel legame che possa spingere il ragazzo e me stesso a trovare da subito il giusto feeling e la strategia giusta per affrontare allenamenti e gare al limite.
Questa e’ una domanda che spesso mi sento fare e non e’ troppo semplice rispondere credimi, ci sono parecchi fattori che influenzano questa situazione.
Ma penso che i punti salienti siano i seguenti, e sia chiaro che non voglio svilire nessuno, ne tanto meno fare il saputello.
A FAVORE DELLE VECCHIE LEVE
- Grandi team che ci supportavano economicamente, per affrontare trasferte e uno stipendio a garanzia della nostra attività'.
- Inferiore la concorrenza nel numero di atleti partecipanti alle competizioni.
- Livello più’ basso, da parte dei top, ossia, meno atleti ad altissimi livelli. Ora sono in tanti tanti ad andare forte in pochi secondi
- MA SOPRATTUTTO...noi avevamo una voglia e una fame di vittoria pazzesca, sicuramente siamo nati in una generazione di gente più cattiva, agonisticamente parlando.
A SFAVORE DELLE NUOVE LEVE
- Pochissimi team ad altissimo livello in Italia per poter crescere, e grazie che almeno questi ci sono e ci credono.
- Troppa tecnologia che porta l’atleta ad avere sempre più scusanti che vantaggi per andare forte.
- I nostri atleti italiani rispetto a noi, hanno iniziato da ragazzini, mentre noi eravamo già’ più’ adulti, quindi, più’ maturi, ma, e’ anche vero che ad oggi hanno già un esperienza incredibile se consideri che a 21 anni hanno già’ girato mezzo mondo e gareggiato su tantissime piste del mondiale.
COSA SERVE PER CRESCERE ANCORA
- Allenarsi Molto di più’ sia fisicamente che tecnicamente.
- Scegliere dei partner di allenamento che possano spostare sempre più il tuo livello e migliorarsi a vicenda
- Credere in se stessi, sino in fondo e non partire con il presupposto che gli altri siano tutti dei fenomeni. Due braccia, due gambe, un cuore e una testa li avete anche voi, attaccate!!
- Essere meticolosi con il mezzo,ma non essere assillati e assillanti alla ricerca di tarature, geometrie, mescole e chi più’ ne ha più’ ne metta. Cosi facendo a volte si perde il focus della preparazione della gara perché si é alla ricerca solo dell'assetto, ma non della velocità’ sulla pista, o di quelle sensazioni di certezza di poter volare il giorno dopo, cose fondamentali per poter affrontare la gara al meglio e soprattutto al massimo.

Questo e’ il mio modesto pensiero, anche se e’ un discorso molto lungo e articolato, sarebbero veramente molti gli aspetti da considerare, non da ultimo, può’ darsi che sia anche vero che la vecchia generazione di atleti fosse realmente più veloce capace e probabilmente più forte.
Se vedi i vari Vouilloz, Peat, Herin, Barel, Migliorini, Bona, Caramellino, sono tutti atleti che sino a pochi anni fa’ o forse anche quest’anno sono ancora degli ossi duri e non ci stanno a perdere.

3) Mi dici come si fa a restare ad altissimi livelli agonistici come te allenandosi nei pochi momenti liberi come fai tu? Sei un alieno o la generazione Zanchi/Peat aveva una marcia in più?

Non voglio fare il super uomo, penso di essere sempre stato un atleta umile, penso che la nostra voglia di fare competizione e la voglia di fare fatica in allenamento ti porti ad arrivare alla domenica con un adrenalina e una voglia di gareggiare incredibile.
Se poi fai un mix di tutto questo e lo esasperi all’ennesima potenza il risultato e’ che anche a 43 anni come me e Peat o a 50 come Corrado Herin o i 46 di Mig, siamo ancora competitivi.
Abbiamo nel mirino sia durante gli allenamenti, sia durante la gara solo una cosa... andare forte e VINCERE.

4) Sei l'unico Campione del Mondo italiano nella dh da 25 anni a questa parte. Che effetto fa ?

EPOCA BIANCHI
Una volta mio zio mi disse, appena vinto il campionato del mondo: "caro Br1 questo francobollo sulla schiena non te lo toglierà’ mai nessuno".
Bello sapere di aver vinto un mondiale e’ una soddisfazione che resta indelebile.
Ma, non ti nascondo che se gli anni che ho dato parte della mia esperienza a Francesco Colombo, avessimo centrato il campionato del mondo, o fossimo arrivati a podio, sarei stato felice come quel giorno che ho tagliato il traguardo del Ciocco e vinto la mia maglia iridata.
Parlo chiaramente di Francesco perché e’ l’ atleta con il quale ho condiviso più tempo e più esperienze, durante questi anni, anche da preparatore.

5) Ritornando all'argomento "giovani leve", mi sembra che l'aspetto mentale sia generalmente trascurato. Avendoti visto più volte all'opera con i tuoi ragazzi, ho potuto constatare quanto tu lavori anche su di esso. Qual'è e quanto è importante nell'approccio all'attività agonistica?

Sono convinto che la gara la vinci in settimana durate gli allenamenti, ma, ATTENZIONE allenamenti duri.
Come dice un mio caro amico, la domenica si va solo per ritirare il premio.
Se un atleta si allena duro, forse corre il rischio anche di perdere alcune gare, perché arriva con le gambe finite e il fisico al limite.
Tuttavia, l’allenamento duro paga sempre e sta a te capire quando e’ ora di raccoglierne i risultati.
Ci dobbiamo confrontare con i migliori atleti al mondo, che magari sono anche più’ dotati rispetto a noi.
Io, ad esempio, mi sono sempre considerato un buon mediocre.
I fenomeni all'epoca erano i vari Vouilloz, Barel, Lopez, Pascal, Gracia, Peat, Misser, Tomac, ecc.
Essere dietro a questi "fenomeni" non mi faceva paura e non mi metteva in ombra.
Sapevo che prima o poi sarebbe arrivato anche il mio turno, era solo questione di costanza e determinazione e, prima o poi, la gara congeniale o il tracciato più idoneo alle mie caratteristiche sarebbe arrivato.
L’importante era esserci al momento giusto, ovvero, quando senti dentro di te di potercela fare a dare il 101% .
L’aspetto mentale lo costruisci (ribadisco) durante gli allenamenti.
E' li che formi la determinazione e la costanza di avere nel mirino il tuo obbiettivo della gara della domenica.
Nelle discipline gravity hai la fortuna di correre per te stesso, e contro te stesso.
Il tempo lo determini tu e solo tu puoi dare il massimo, sentire certe sensazioni, come la paura, l’ansia, la voglia di partire dal cancelletto, il passaggio su un salto, o tra due pietre, o in mezzo a piante a full gas e dirti…"Br1 ti e’ andata bene questa volta...ma certamente hai guadagnato un secondino importantissimo, la gioia di una vittoria anche pelata per pochi decimi sul tuo acerrimo amico avversario.".
Tutto questo lo prepari a tavolino e durante gli allenamenti lo metabolizzi per arrivare alla domenica e esprimerlo al meglio.
La concentrazione di partire dal cancelletto e riuscire ad esprimere il 101% durante quei 3-4-5 minuti deve essere una sensazione già vissuta in allenamento e la devi solo rivivere durante la gara, non deve essere una novità, altrimenti, non hai fatto i compiti in modo perfetto.
Questo e’ il mio modo di allenarmi e di approcciarmi ad una gara.

6) Il tuo team è un po una scuola a 360 gradi. Raccontaci la filosofia che sta alla base e, soprattutto, se chiunque può affiliarsi o servono particolari doti.

Il Team oggi denominato Team Airoh Ion SantaCruz, ha nel corso degli anni cambiato un po la sua filosofia
In principio era nato per avere un gruppo di atleti molto ampio, pensate che in una stagione con il Team Raschiani-Kona, eravamo addirittura in 24 atleti, ripensandoci adesso, era pazzesco!!
Negli ultimi anni, abbiamo ridotto ai minimi termini l'organico, passando anche a soli 4/5 atleti (come attualmente).
I costi, gli impegni con gli atleti e la selezione per cercare di fare un ottimo lavoro di risultato, ha portato i team (compreso il mio) a dover lavorare con pochi atleti e ahimè dover scegliere i migliori.
Gli sponsor ed anche io in prima persona, vogliamo portare a casa il miglior risultato che, ovviamente, si esprime con una vittoria.
Ciò sia per la soddisfazione personale, sia per la crescita del nostro atleta.
Quindi, attualmente, si cerca di impostare un Team con uno/due atleti che portino un risultato quasi garantito e contemporaneamente di far crescere qualche giovane per portarlo ad alti livelli.
Questo e’ sempre stato il mio obbiettivo, cercare di dare l’opportunità ad un atleta Italiano di poter entrare nel Olimpo di qualche team internazionale e potersi giocare le proprie carte per qualche anno ad alti livelli.
Ricevo spesso chiamate e mail di richiesta di entrar a far parte del mio team.
Capisco la voglia di questi giovani ragazzi, ma, purtroppo, il team inizia a lavorare solo da certi livelli di capacita’, doti e performance.
Servirebbe qualche team minore che potesse far crescere i ragazzi sino ad un certo livello e poi magari passarli a team più’ organizzati in grado di dare quelle ulteriori nozioni necessarie a migliorare ulteriormente.

7) L'enduro è attualmente la disciplina che gode della maggiore diffusione. Cosa pensi di questo fenomeno che nel giro di tre anni ha avuto una crescita paurosa? Personalmente mi sembra che a volte si trascuri un poco troppo la preparazione tecnica, riducendo tutto a una questione di fiato e gambe. Che ne pensi?

L’enduro e’ una fantastica disciplina, nata per riportare la mtb alle origini.
Tutti noi facevamo enduro 20 anni fa’ per allenarci.
Adesso e’ diventata una disciplina e sta aprendo il mercato.
Menomale che qualcuno se l’è inventata!!!!!!!!
Se fai una valutazione a livello mondiale, tolti alcuni fenomeni, si parla di ex discesiti, che si sono trasformati in discesisti pedalatori.
La maggior parte campioni pluridecorati, per questo ci si dedica di più alla preparazione fisica e meno alla tecnica.
I top hanno già il pieno di tecnica, gli manca il motore che possa durare nel tempo, ecco perché’ e’ fondamentale allenarsi sulla resistenza, e magari un po meno sulla tecnica.
In più, le PS, normalmente sono delle prove di media difficoltà.
Questo, unito allo sviluppo di 40/60 km, non da la possibilità’ agli organizzatori di mettere passaggi o prove speciali proibitive, il rischio sarebbe troppo elevato, considerato che sono gare aperte a tutti, senza nessuna scrematura alla fonte.

8) Faccio ora una domanda al pro rider. Voglio togliermi una curiosità affidandomi alla tua esperienza. Che benefici ha portato l'affermarsi dello standard 650B rispettivamente sulle bici da dh e da enduro? Inoltre, che benefici può dare al semplice appassionato?

L’avvento della 27,5" o addirittura della 29" sulle bike da enduro ha cambiato totalmente il mercato.
Innanzi tutto ha creato un giro di resi da 26" per un nuovo acquisto sugli altri due standard in modo inquietante.
Oggi chi possiede una 26" e’ come se avesse una bici della preistoria..INCREDIBILE…
Il vantaggio e’ certamente notevole se calcoli, che puoi migliorare le tue performance da 1 a 2 secondi al minuto, in funzione del tracciato e degli ostacoli da superare.
La sola dimensione della ruota ti permette di rimpicciolire il rischio e aumentare la sicurezza, oltre che la velocità.
L’unica problematica, a mio parere, è data da certe aziende che non si sono ancora evolute con coperture e mescole all'avanguardia, ma, ci arriveranno in breve tempo.
I vantaggi, come ripeto, sono notevoli; facilita’ di oltrepassare l’ostacolo, più’ velocità in uscita di curva, stabilita’ migliore sui tratti veloci e scassati.
Svantaggi? Solo se un rider ha già difficoltà a gestire una 26", altrimenti sono molto più i vantaggi degli svantaggi.

9) Una volta mi hai raccontato di "collezionare" tutte le tue biciclette da gara. Quale ti piace di più ed a quale sei più affezionato?. Personalmente amavo la SC Super 8 rossa!!!!

Bhe vedo che ricordi bene…
Ognuna di quelle bike mi ha regalato vittorie e amare sconfitte
Ho la mia prima bike datata 1987, una Specialized Streetstumper e le ultime, un Santacruz Nomad e un Santacruz V10 parcheggiate nel salotto di casa.
Per me sono come un opera d’arte da guardare e amare, oppure odiare in altri momenti della mia giornata.
SANTACRUZ S8 BR1
In mezzo, tra la prima e l’ultima, ne possiedo circa una quarantina, tra SPECIALIZED, BIANCHI, SANTACRUZ, KONA, SCOTT, COMMENCAL, tutte bici fantastiche, mi viene la pelle d’oca ogni volta che le rivedo.
Vederle mi da sensazioni incredibili, ognuna ha la sua storia e i suoi aneddoti da poter raccontare...fantastiche!!!!!
La S8 rossa e’ nel Museo di Rob (ndr: Rob Roskopp cofondatore di Santacruz) a Santacruz, mentre la bici con cui ho vinto il Mondiale e’ in Bianchi Reparto Corse.
Le altre quasi tutte a casina.

10) Ringraziandoti per questa intervista, ti lascio chiedendoti: c'è qualcosa altro che vorresti che ti chiedessi? Vuoi lanciare un saluto, un augurio ai tuoi numerosi supporter?

Caro Fabio, direi che con queste 10 centrate domande mi hai dato l’opportunità di esprimere parecchi concetti, spero di non avervi annoiato, mi hai dato modo di raccontare parecchio di Br1 e del mio team, della mia visione di essere e fare l’atleta e te ne ringrazio.
Visto che siamo in prossimità’ del Santo Natale, farei due differenti auguri: il primo dedicato certamente a tutti quei ragazzi, che credono nel futuro di poter diventare ottimi downhille; a loro dico solo di non mollare, la strada sarà lunga, dura, magari anche con infortuni, ma se siete determinati arriverete anche voi a raggiungere il vostro obbiettivo.
Il secondo lo faccio più’ in generale.
Non so quando pubblicherai questa intervista, ma, un caro augurio di Buon Natale a tutti voi e alle vostre famiglie, un caro abbraccio a chi ha avuto la sfortuna di vivere il terrificante terremoto e ha perso i suoi cari, casa, lavoro e tanto altro, un caro abbraccio a tutti.

Br1

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