mercoledì 21 dicembre 2016

LEGGENDE ROSA: GIOVANNA BONAZZI


Nella carrellata dei personaggi sino ad ora intervistati, si scorge un sottile filo rosso ad unirli.
Un filo fatto di concretezza, solidità, impegno. 
Zanchi, Zanutti il Giangi sono persone che con costanza e perseveranza hanno raggiunto gli obbiettivi prefissati.
Il fattore supplementare sta nel fatto che al raggiungimento di un risultato, queste persone sono pronte per una nuova sfida.
Proprio come Giovanna Bonazzi.
Per il sottoscritto rappresenta una pietra migliare della mtb, al pari dei grandi miti come Tomac, Ritchey, Cullinan.
In questa intervista con la semplicità che la contraddistingue e che contraddistingue i grandi ci svela un po di se e...fa anche un po di chiarezza sull'utilità e l'impiego delle e-bike.
Perché? Bhe...non vi resta che leggere.
Grazie Gio.

1) Hai un passato stellare, ma, voglio iniziare dal presente, ovvero da quest'estate.
Val di Sole, dopo un po di anni, torni in sella a una dh e..."Gio is back", vinci il titolo mondiale master. Che sensazioni ti ha dato questa vittoria? E' stato un po come dire "si, sono ancora Supergio"? Aggiungo che un 6.07.07 è un risultato di tutto rispetto, che ti avrebbe fatto ben figurare anche tra le agoniste.

E' stata un’ esperienza fantastica di quelle che ti rimangono nel cuore per sempre.
Una sfida contro me stessa e contro la black snake, una pista veramente durissima da reggere da cima a fondo.
Quando vidi il percorso da spettatrice nel mondiale 2008 e in un paio di coppe del mondo, pensai che non sarei più riuscita in sella ad una bici senza scendere a tratti a piedi (il che e già difficile): troppe radici, troppi sassoni, troppo verticale troppo dura troppo tecnica troppo tutto, quindi già per questo è stata una vittoria, il solo pensare di tornare in sella ad una dh dopo ben 17 anni dal mio ultimo mondiale di Are nel ’99.
Con la forma fisica che mi ritrovo, non mi è proprio sembrato ti tornare Supergio, anzi, il fatto di aver sempre corso con alle spalle un ottimo allenamento sia in palestra che in bici, e di sentirsi fisicamente a posto è stato un ostacolo a ricominciare perché hai la consapevolezza che senza allenamento i rischi aumentano notevolmente, in più la carta d’identità ha decretato i 50 anche per me!.
Con una preparazione di neanche 3 mesi, nel pieno della stagione dei gelati, scendere tutto di un fiato dalla black snake e stata veramente una sfida! Poi del tempo che ho staccato sono davvero soddisfatta: avrei potuto fare meglio solo se il percorso fosse stato diviso in 2 o 3 manche con la somma dei tempi!

2) Attualmente lavori, gestisci con successo una gelateria e soprattutto sei una mamma di un figlio di nove anni. Ciò premesso, da un po sei tornata in pista, facendo bmx. Allora, mi viene da chiederti: è possibile conciliare tutto e ricavarsi un po di tempo per le nostre passioni? Come ti sei avvicinata al bmx?

Superati i primi anni di avviamento dell’attività, dove cerchi di fare tutto da te per contenere i costi e far quadrare i conti, attualmente in negozio ci siamo gestiti meglio; abbiamo preferito avere un aiuto in negozio piuttosto che una baby sitter con nostro figlio Eddy, quindi, quando mio marito Roberto è in gelateria la mattina e la sera, io vado in negozio al pomeriggio. Il giorno dopo ci scambiamo i turni in maniera che uno di noi é sempre con il bambino. Perciò, mi sono organizzata in modo da riuscire ad accompagnare Eddy a bmx. Poi con il consenso del suo allenatore ho chiesto se potevo girare insieme al gruppo di bambini. Non é proprio facile rinunciare al riposo per fare attività sportiva anche perché il lavoro in gelateria,come tanti altri, è molto fisico e devono restare le forze per arrivare alla chiusura di mezzanotte. Quando si e stanchi bisogna davvero fare un grosso sforzo per non sedersi e farsi venire la voglia di muoversi. Per tanti anni ho optato alla prima soluzione, ma quest’anno ho accettato la sfida e mi sono rimessa in moto.
Da sempre sostengo che il BMX è la specialità ciclistica più adatta ai bambini.
Le abilità che puoi acquisire con la bmx da giovane sono indelebili e le puoi facilmente trasferire anche su altre specialità delle due ruote come MTB, pista, ciclocross e perché no strada.
Tanti velocisti a livello mondiale lo confermano. Si pratica in un posto senza auto, sicuro, può essere facilmente seguito da un allenatore. Se ci pensi bene é uno dei pochissimi sport che possono praticare genitori e figli, o meglio, figli e genitori (sempre che l’equilibrio nel gruppo funzioni e che il genitore non metta il becco!).
Ho cominciato a girare con Eddy inizialmente con la mia mountain bike, poi accompagnando Eddy alla prima garetta mi hanno detto "perché non parti anche tu"? Quindi ho inforcato un cruiser (la bmx con ruote da 24”) e ho partecipato.
E' stato divertente avere il proprio figlio che prima fa la sua manche e poi viene a fare il tifo Qui a Verona abbiamo la fortuna di avere addirittura 3 bellissime piste e ho avuto anche la fortuna di fare da spettatrice dei campionati europei
La società dove ci siamo iscritti il team BMX Verona organizza anche corsi serali per adulti, per chi vuol migliorare le proprie abilità anche in mtb è interessantissimo.

3) Ho letto in un intervista che proprio in prossimità del mondiale in Val di Sole hai ripreso a pedalare e l'hai fatto su una mtb a pedalata assistita. Cosa ne pensi delle e-bike? Quale può essere il fruitore tipo? Secondo te, come tanti dicono, sono il futuro?

L’e-bike é stato il motore della mia sfida.
Ai primi del maggio scorso io e mio marito siamo andati a provare l’e-bike al bike festival di riva del Garda ed abbiamo deciso immediatamente di comprarcene una (è la seconda bici che mi sono comprata in vita mia!!)
A giugno è arrivata una fiammante LaPierre Overvolt 700 ed ho riassaporato il piacere di andare in mountain bike, seppur con l’aiuto del motore mi sono rimessa a pedalare.
Non ho mai avuto pregiudizi su nessuna bici-novità, credo che prima di dare un giudizio bisogna provare!
Attualmente con tutti i bike-test che fanno è anche piuttosto facile provare una bici prima di acquistarla.
L’e-bike e già presente da qualche anno sul mercato ed ha cosi successo perché rimette in sella dei vecchi appassionati come me, che però non hanno più tanto tempo per allenarsi, nuovi escursionisti che vogliono esplorare il territorio ma che non hanno una preparazione adeguata, magari mogli che finalmente riescono a seguire i mariti.
Credo che prenderà piede anche come metodo di allenamento per corridori che hanno bisogno di fare agilità o magari andare a ispezionare un percorso di gran fondo il giorno prima della gara senza esaurirsi
L’ e-bike è una vera rivoluzione delle due ruote. La prima volta che l’ho provata (a maggio con mio figlio anche lui con un e-bike test con le ruote da 24”) siamo saliti in cima ad una collina di 500 metri con totale assenza di allenamento e mi sono chiesta: “ma a me perché piace andare in bici?
E' per il senso di libertà che mi da!
La bici elettrica me lo permette.Tra l’altro in una salita tecnica da quasi le stesse sensazioni della discesa: occorre infatti tirar fuori tutte le proprie abilità motorie per passare ostacoli senza mettere giu i piedi, e in questo senso, è molto meno pericoloso.


4) Ti "conosco" da quando ho iniziato a praticare mtb, all'epoca leggevo delle tue imprese e vedevo il mondo della world cup come un luogo magico. Credo che tu sia consapevole di avere fatto la storia della mtb (non solo italiana) e altrettanto credo che quel periodo sia stato realmente fondamentale per lo sviluppo e l'affermarsi di tutto ciò che oggi abbiamo. Quello che ti chiedo è: come era vivere la coppa del mondo da atleta, ovvero, vivere quella che all'epoca era definita la F1 della mtb?

Quando vedi le cose da fuori ti sembrano sempre straordinarie, ma da dentro diventano la normalità.
Sicuramente siamo stati i pionieri delle mtb.
IL MITICO SQUADRONE SINTESI VERLICCHI
Mio cognato Princy ha costruito la sua prima mountain bike Princycles nel 85 andando in giro per mezza Italia a recuperare i pezzi! Considera che alle gare nel 88 ci si ritrovava in qualche centinaia di atleti e che dopo qualche competizione ci si riconosceva tutti. A Parte 1 o 2 che erano già semi-professionisti, tutti gli altri erano veri amatori con la voglia di scoprire un nuovo sport.
I primi anni della coppa del mondo, tra l’altro, poteva iscriversi chiunque avesse una tessera. I biker di fine anni ’80 sono nati insieme alla mtb. Detto ciò, ricordo bene che quando, per esempio alla gara di xc di coppa a Manosque in Francia mi ero trovata a cenare vicino a Ned Overend e Jhon Tomac, li guardavo come si guardano i personaggi famosi e loro due in particolare non li ho mai considerati come parte del gruppo Coppa del mondo, ma come due miti!
Anche per quanto riguarda i materiali, la ricerca di pezzi o bici sempre più performanti, abbiamo fatto la storia collaudando nuove idee.
Lo sviluppo del mezzo a volte non è andato pari passo con le nostre indicazioni perché talvolta ci si è dovuti arrendersi alla mancanza di tecnologia e talvolta seguire esigenze di mercato.
Ricordo ancora quando le forcelle erano passate da escursioni da 33 mm a 45 mm, io aprendo la mano chiedevo "ma non si può fare la corsa di una spanna?"
Alla fine ci si é arrivati, ma si é prima dovuto proporre e vendere le forcelle intermedie...un po come la gestione del record di Bubka con il salto con l’asta.

5) Quale gara ricordi con maggiore soddisfazione e qual'è il posto più bello che tu abbia visto?

Oltre ovviamente ai 2 mondiali che sono sicuramente i risultati più importanti della mia carriera, ricordo con particolare soddisfazione il terzo posto all’europeo xc nel 1991 a La Bourboule.
Avevo appena vinto l’europeo di discesa e, come si usava a quei tempi, con la stessa bici ho preso il via al cross country.
Era una di quelle giornate dove ti senti in forma strepitosa e vai come un treno ed un certo punto mi sono trovata a scollinare in quinta posizione, quindi, mi sono lanciata in discesa a tutta recuperando altre 2 posizioni.
Il terzo posto che valeva anche il titolo europeo di combinata tra downhill e cross country me lo sono giocato sulla linea dell’arrivo.

6) Una domanda apparentemente semplice. Secondo te cosa serve per costruire i successi? Quale è stata la tua caratteristica principale e quanto è duro arrivare ad ottenere risultati?

Sicuramente è una molteplicità di cose a partire dalla passione per lo sport, ma forse nella mia carriera la grinta e la determinazione hanno fatto la differenza.
Il piacere della velocità mi ha poi accompagnato fin da piccola.
Sugli sci ero proprio matta! Sono sempre riuscita a rendere in gara molto più che in allenamento e soprattutto i primi anni grazie alla mia grinta, sono riuscita a vincere dei campionati italiani di cross country.
Di certo l’allenamento è fondamentale, nessuno ti regala niente.
Negli anni 90 ho ottenuti i risultati più importanti, 4 campionati italiani, 2 europei, 1 bronzo europeo cross country e il mondiale. Tutto sembrava facile e mi chiedevo se ero io ad andare forte o le altre ad andare piano. Riconfermarsi é molto più difficile!
In quel momento mi chiedevo l'opposto.
Non avendo nel downhill un riscontro cronometrico sempre uguale mi rimaneva sempre il dubbio.
Questo per dire che grinta a parte, l'allenamento serve sempre

7) Se ripenso a quando correvi, tu e le tue colleghe come la Jonnier, Streb, Missy Giove (per citarne alcune), non eravate soltanto forti, tecnicamente preparate, ma anche carismatiche. Eravate ognuna a suo modo un personaggio. Attualmente, tutto è più freddo. Certo si sa che dominano la Atherton o la Hannan o qualcun altra, ma, a mio parere sono atlete che non ti fanno appassionare.
La stessa cosa si può dire nel campo maschile in cui, personaggi come Gracia, Peat o addirittura Palmer, non esistono più.
Noti anche tu questo o è solo una mia impressione? A cosa può essere dovuto? Cosa è cambiato secondo te?

Se devo essere sincera sono troppi anni che sono fuori dal circo downnhill e non posso dare un giudizio sui ‘tempi moderni’.
Il fatto di essere carismatico o meno è un dono di natura, tuttavia, può essere anche dovuto ad un episodio fortuito sul quale cui i media ci ricamano una storia.
Una volta erano più i giornalisti e i redattori dei giornali che facevano o meno la fortuna di un atleta.
Se uno è timido e riservato difficilmente diventerà esuberante e carismatico solo perché vince.
Ora con i social bisogna esporsi di più per accontentare i propri tifosi.
Sul fatto che oggi i piloti siano meno carismatici penso che sia una casualità, succede un po in tutti gli sport che ci siano periodi con sportivi-personaggio e periodi un po ‘piatti’ Essere carismatici ti espone molto più alla luce dei riflettori e se da una parte i tifosi e la stampa ti portano su un palmo di mano quando vinci, li stessi sono capaci di metterti alla gogna se una gara ti va storta

8) Hai mai pensato di dedicarti all'insegnamento, magari, fare qualche corso dedicato alle ragazze che voglio iniziare a fare discesa?

A dir la verita credo di essere stata la prima ad organizzare nel ’99 un corso di downhill only for ladies ripetuto nel 2001 addirittura tutto gratuito!
Forse era troppo avanti con i tempi.
Pensa che offrendo l’uso bici, attrezzatura, risalite e alloggio, avevo fatto fatica a raggiungere un certo numero di partecipanti. Forse quando le cose sono gratuite sono meno apprezzate

9) Quali maggiori difficoltà (se esistono) può incontrare una ragazza che si avvicina al mondo gravity e che consigli puoi dare?

Come in tutti gli sport bisogna cominciare in modo progressivo dalle cose più facili e poi mano a mano aumentare le difficoltà.
Negli USA facevano delle categorie molto interessanti, credo lo facciano ancora: dividevano gli atleti in 4 fasce di capacità dai principianti agli elite, poi le suddividevano per età, prevedendo per i beginner dei percorsi o delle varianti facili in modo che tutti possano correre con atleti al pari.
Certo che cominciare direttamente insieme alle più forti è demoralizzante anche perché i percorsi sono gia davvero molto tecnici.
E' come portare un principiante sugli sci a fare subito le piste nere senza passare dal campetto scuola.

10) Come mio solito, mi piace concludere le interviste con questa domanda: c'è qualcosa d'altro che vorresti che ti chiedessi? Vuoi fare un saluto o un augurio, o dire qualcosa d'atro?


Voglio sicuramente ricordare un amico nonché cognato Claudio Princivalle detto Princy. Nel 88 mi ha prima dato le dritte per diventare maestra di sci e poi mi ha messo in sella alla mountain bike. Per molti anni ho corso con le sue bici Princycles. Mi ha dato consigli, mi ha fatto da meccanico, accompagnatore, cuoco e con mia sorella Lucia è stato importantissimo per la mia carriera di mountain biker e di maestra di sci . Sulla mia maglia ai mondiali master mi ha "seguito" portando sul casco Princy 4 ever!

Nessun commento: