Nella carrellata dei personaggi sino ad ora intervistati, si scorge un sottile filo rosso ad unirli.
Un filo fatto di concretezza, solidità, impegno.
Zanchi, Zanutti il Giangi sono persone che con costanza e perseveranza hanno raggiunto gli obbiettivi prefissati.
Il fattore supplementare sta nel fatto che al raggiungimento di un risultato, queste persone sono pronte per una nuova sfida.
Proprio come Giovanna Bonazzi.
Per il sottoscritto rappresenta una pietra migliare della mtb, al pari dei grandi miti come Tomac, Ritchey, Cullinan.
In questa intervista con la semplicità che la contraddistingue e che contraddistingue i grandi ci svela un po di se e...fa anche un po di chiarezza sull'utilità e l'impiego delle e-bike.Perché? Bhe...non vi resta che leggere.
Grazie Gio.
1)
Hai un passato stellare, ma, voglio iniziare dal presente, ovvero da
quest'estate.
Val
di Sole, dopo un po di anni, torni in sella a una dh e..."Gio is
back", vinci il titolo mondiale master. Che sensazioni ti ha
dato questa vittoria? E' stato un po come dire "si, sono ancora
Supergio"? Aggiungo che un 6.07.07 è un risultato di tutto
rispetto, che ti avrebbe fatto ben figurare anche tra le agoniste.
E'
stata un’ esperienza fantastica di quelle che ti rimangono nel
cuore per sempre.
Una
sfida contro me stessa e contro la black snake, una pista veramente
durissima da reggere da cima a fondo.
Quando
vidi il percorso da spettatrice nel mondiale 2008 e in un paio di
coppe del mondo, pensai che non sarei più riuscita in sella ad una
bici senza scendere a tratti a piedi (il che e già difficile):
troppe radici, troppi sassoni, troppo verticale troppo dura troppo
tecnica troppo tutto, quindi già per questo è stata una vittoria,
il solo pensare di tornare in sella ad una dh dopo ben 17 anni dal
mio ultimo mondiale di Are nel ’99.
Con
la forma fisica che mi ritrovo, non mi è proprio sembrato ti tornare
Supergio, anzi, il fatto di aver sempre corso con alle spalle un
ottimo allenamento sia in palestra che in bici, e di sentirsi
fisicamente a posto è stato un ostacolo a ricominciare perché hai
la consapevolezza che senza allenamento i rischi aumentano
notevolmente, in più la carta d’identità ha decretato i 50 anche
per me!.
Con
una preparazione di neanche 3 mesi, nel pieno della stagione dei
gelati, scendere tutto di un fiato dalla black snake e stata
veramente una sfida! Poi del tempo che ho staccato sono davvero
soddisfatta: avrei potuto fare meglio solo se il percorso fosse stato
diviso in 2 o 3 manche con la somma dei tempi!
2)
Attualmente lavori, gestisci con successo una gelateria e soprattutto
sei una mamma di un figlio di nove anni. Ciò premesso, da un po sei
tornata in pista, facendo bmx. Allora, mi viene da chiederti: è
possibile conciliare tutto e ricavarsi un po di tempo per le nostre
passioni? Come ti sei avvicinata al bmx?
Superati
i primi anni di avviamento dell’attività, dove cerchi di fare
tutto da te per contenere i costi e far quadrare i conti, attualmente
in negozio ci siamo gestiti meglio; abbiamo preferito avere un aiuto
in negozio piuttosto che una baby sitter con nostro figlio Eddy,
quindi, quando mio marito Roberto è in gelateria la mattina e la
sera, io vado in negozio al pomeriggio. Il giorno dopo ci scambiamo i
turni in maniera che uno di noi é sempre con il bambino. Perciò, mi
sono organizzata in modo da riuscire ad accompagnare Eddy a bmx. Poi
con il consenso del suo allenatore ho chiesto se potevo girare
insieme al gruppo di bambini. Non é proprio facile rinunciare al
riposo per fare attività sportiva anche perché il lavoro in
gelateria,come tanti altri, è molto fisico e devono restare le forze
per arrivare alla chiusura di mezzanotte. Quando si e stanchi bisogna
davvero fare un grosso sforzo per non sedersi e farsi venire la
voglia di muoversi. Per tanti anni ho optato alla prima soluzione, ma
quest’anno ho accettato la sfida e mi sono rimessa in moto.
Da
sempre sostengo che il BMX è la specialità ciclistica più adatta
ai bambini.
Le
abilità che puoi acquisire con la bmx da giovane sono indelebili e
le puoi facilmente trasferire anche su altre specialità delle due
ruote come MTB, pista, ciclocross e perché no strada.
Tanti
velocisti a livello mondiale lo confermano. Si pratica in un posto
senza auto, sicuro, può essere facilmente seguito da un allenatore.
Se ci pensi bene é uno dei pochissimi sport che possono praticare
genitori e figli, o meglio, figli e genitori (sempre che l’equilibrio
nel gruppo funzioni e che il genitore non metta il becco!).
Ho
cominciato a girare con Eddy inizialmente con la mia mountain bike,
poi accompagnando Eddy alla prima garetta mi hanno detto "perché
non parti anche tu"? Quindi ho inforcato un cruiser (la bmx con
ruote da 24”) e ho partecipato.
E'
stato divertente avere il proprio figlio che prima fa la sua manche e
poi viene a fare il tifo Qui a Verona abbiamo la fortuna di avere
addirittura 3 bellissime piste e ho avuto anche la fortuna di fare da
spettatrice dei campionati europei
La
società dove ci siamo iscritti il team BMX Verona organizza anche
corsi serali per adulti, per chi vuol migliorare le proprie abilità
anche in mtb è interessantissimo.
3)
Ho letto in un intervista che proprio in prossimità del mondiale in
Val di Sole hai ripreso a pedalare e l'hai fatto su una mtb a
pedalata assistita. Cosa ne pensi delle e-bike? Quale può essere il
fruitore tipo? Secondo te, come tanti dicono, sono il futuro?
L’e-bike
é stato il motore della mia sfida.
Ai
primi del maggio scorso io e mio marito siamo andati a provare
l’e-bike al bike festival di riva del Garda ed abbiamo deciso
immediatamente di comprarcene una (è la seconda bici che mi sono
comprata in vita mia!!)
A
giugno è arrivata una fiammante LaPierre Overvolt 700 ed ho
riassaporato il piacere di andare in mountain bike, seppur con
l’aiuto del motore mi sono rimessa a pedalare.
Non
ho mai avuto pregiudizi su nessuna bici-novità, credo che prima di
dare un giudizio bisogna provare!
Attualmente
con tutti i bike-test che fanno è anche piuttosto facile provare una
bici prima di acquistarla.
L’e-bike
e già presente da qualche anno sul mercato ed ha cosi successo
perché rimette in sella dei vecchi appassionati come me, che però
non hanno più tanto tempo per allenarsi, nuovi escursionisti che
vogliono esplorare il territorio ma che non hanno una preparazione
adeguata, magari mogli che finalmente riescono a seguire i mariti.
Credo
che prenderà piede anche come metodo di allenamento per corridori
che hanno bisogno di fare agilità o magari andare a ispezionare un
percorso di gran fondo il giorno prima della gara senza esaurirsi
L’
e-bike è una vera rivoluzione delle due ruote. La prima volta che
l’ho provata (a maggio con mio figlio anche lui con un e-bike test
con le ruote da 24”) siamo saliti in cima ad una collina di 500
metri con totale assenza di allenamento e mi sono chiesta: “ma a me
perché piace andare in bici?
E'
per il senso di libertà che mi da!
La
bici elettrica me lo permette.Tra l’altro in una salita tecnica da
quasi le stesse sensazioni della discesa: occorre infatti tirar fuori
tutte le proprie abilità motorie per passare ostacoli senza mettere
giu i piedi, e in questo senso, è molto meno pericoloso.
4)
Ti "conosco" da quando ho iniziato a praticare mtb,
all'epoca leggevo delle tue imprese e vedevo il mondo della world cup
come un luogo magico. Credo che tu sia consapevole di avere fatto la
storia della mtb (non solo italiana) e altrettanto credo che quel
periodo sia stato realmente fondamentale per lo sviluppo e
l'affermarsi di tutto ciò che oggi abbiamo. Quello che ti chiedo è:
come era vivere la coppa del mondo da atleta, ovvero, vivere quella
che all'epoca era definita la F1 della mtb?
Quando
vedi le cose da fuori ti sembrano sempre straordinarie, ma da dentro
diventano la normalità.
Sicuramente
siamo stati i pionieri delle mtb.
IL MITICO SQUADRONE SINTESI VERLICCHI |
Mio
cognato Princy ha costruito la sua prima mountain bike Princycles nel
85 andando in giro per mezza Italia a recuperare i pezzi! Considera
che alle gare nel 88 ci si ritrovava in qualche centinaia di atleti e
che dopo qualche competizione ci si riconosceva tutti. A Parte 1 o 2
che erano già semi-professionisti, tutti gli altri erano veri
amatori con la voglia di scoprire un nuovo sport.
I
primi anni della coppa del mondo, tra l’altro, poteva iscriversi
chiunque avesse una tessera. I biker di fine anni ’80 sono nati
insieme alla mtb. Detto ciò, ricordo bene che quando, per esempio
alla gara di xc di coppa a Manosque in Francia mi ero trovata a
cenare vicino a Ned Overend e Jhon Tomac, li guardavo come si
guardano i personaggi famosi e loro due in particolare non li ho mai
considerati come parte del gruppo Coppa del mondo, ma come due miti!
Anche
per quanto riguarda i materiali, la ricerca di pezzi o bici sempre
più performanti, abbiamo fatto la storia collaudando nuove idee.
Lo
sviluppo del mezzo a volte non è andato pari passo con le nostre
indicazioni perché talvolta ci si è dovuti arrendersi alla mancanza
di tecnologia e talvolta seguire esigenze di mercato.
Ricordo
ancora quando le forcelle erano passate da escursioni da 33 mm a 45
mm, io aprendo la mano chiedevo "ma non si può fare la corsa di
una spanna?"
Alla
fine ci si é arrivati, ma si é prima dovuto proporre e vendere le
forcelle intermedie...un po come la gestione del record di Bubka con
il salto con l’asta.
5)
Quale gara ricordi con maggiore soddisfazione e qual'è il posto più
bello che tu abbia visto?
Oltre
ovviamente ai 2 mondiali che sono sicuramente i risultati più
importanti della mia carriera, ricordo con particolare soddisfazione
il terzo posto all’europeo xc nel 1991 a La Bourboule.
Avevo
appena vinto l’europeo di discesa e, come si usava a quei tempi,
con la stessa bici ho preso il via al cross country.
Era
una di quelle giornate dove ti senti in forma strepitosa e vai come
un treno ed un certo punto mi sono trovata a scollinare in quinta
posizione, quindi, mi sono lanciata in discesa a tutta recuperando
altre 2 posizioni.
Il
terzo posto che valeva anche il titolo europeo di combinata tra
downhill e cross country me lo sono giocato sulla linea dell’arrivo.
6)
Una domanda apparentemente semplice. Secondo te cosa serve per
costruire i successi? Quale è stata la tua caratteristica principale
e quanto è duro arrivare ad ottenere risultati?
Sicuramente
è una molteplicità di cose a partire dalla passione per lo sport,
ma forse nella mia carriera la grinta e la determinazione hanno fatto
la differenza.
Il
piacere della velocità mi ha poi accompagnato fin da piccola.
Sugli
sci ero proprio matta! Sono sempre riuscita a rendere in gara molto
più che in allenamento e soprattutto i primi anni grazie alla mia
grinta, sono riuscita a vincere dei campionati italiani di cross
country.
Di
certo l’allenamento è fondamentale, nessuno ti regala niente.
Negli
anni 90 ho ottenuti i risultati più importanti, 4 campionati
italiani, 2 europei, 1 bronzo europeo cross country e il mondiale.
Tutto sembrava facile e mi chiedevo se ero io ad andare forte o le
altre ad andare piano. Riconfermarsi é molto più difficile!
In
quel momento mi chiedevo l'opposto.
Non
avendo nel downhill un riscontro cronometrico sempre uguale mi
rimaneva sempre il dubbio.
Questo
per dire che grinta a parte, l'allenamento serve sempre
7)
Se ripenso a quando correvi, tu e le tue colleghe come la Jonnier,
Streb, Missy Giove (per citarne alcune), non eravate soltanto forti,
tecnicamente preparate, ma anche carismatiche. Eravate ognuna a suo
modo un personaggio. Attualmente, tutto è più freddo. Certo si sa
che dominano la Atherton o la Hannan o qualcun altra, ma, a mio
parere sono atlete che non ti fanno appassionare.
La
stessa cosa si può dire nel campo maschile in cui, personaggi come
Gracia, Peat o addirittura Palmer, non esistono più.
Noti
anche tu questo o è solo una mia impressione? A cosa può essere
dovuto? Cosa è cambiato secondo te?
Se
devo essere sincera sono troppi anni che sono fuori dal circo
downnhill e non posso dare un giudizio sui ‘tempi moderni’.
Il
fatto di essere carismatico o meno è un dono di natura, tuttavia,
può essere anche dovuto ad un episodio fortuito sul quale cui i
media ci ricamano una storia.
Una
volta erano più i giornalisti e i redattori dei giornali che
facevano o meno la fortuna di un atleta.
Se
uno è timido e riservato difficilmente diventerà esuberante e
carismatico solo perché vince.
Ora
con i social bisogna esporsi di più per accontentare i propri
tifosi.
Sul
fatto che oggi i piloti siano meno carismatici penso che sia una
casualità, succede un po in tutti gli sport che ci siano periodi con
sportivi-personaggio e periodi un po ‘piatti’ Essere carismatici
ti espone molto più alla luce dei riflettori e se da una parte i
tifosi e la stampa ti portano su un palmo di mano quando vinci, li
stessi sono capaci di metterti alla gogna se una gara ti va storta
8)
Hai mai pensato di dedicarti all'insegnamento, magari, fare qualche
corso dedicato alle ragazze che voglio iniziare a fare discesa?
A
dir la verita credo di essere stata la prima ad organizzare nel ’99
un corso di downhill only for ladies ripetuto nel 2001 addirittura
tutto gratuito!
Forse
era troppo avanti con i tempi.
Pensa
che offrendo l’uso bici, attrezzatura, risalite e alloggio, avevo
fatto fatica a raggiungere un certo numero di partecipanti. Forse
quando le cose sono gratuite sono meno apprezzate
9)
Quali maggiori difficoltà (se esistono) può incontrare una ragazza
che si avvicina al mondo gravity e che consigli puoi dare?
Come
in tutti gli sport bisogna cominciare in modo progressivo dalle cose
più facili e poi mano a mano aumentare le difficoltà.
Negli
USA facevano delle categorie molto interessanti, credo lo facciano
ancora: dividevano gli atleti in 4 fasce di capacità dai
principianti agli elite, poi le suddividevano per età, prevedendo
per i beginner dei percorsi o delle varianti facili in modo che tutti
possano correre con atleti al pari.
Certo
che cominciare direttamente insieme alle più forti è demoralizzante
anche perché i percorsi sono gia davvero molto tecnici.
E'
come portare un principiante sugli sci a fare subito le piste nere
senza passare dal campetto scuola.
10)
Come mio solito, mi piace concludere le interviste con questa
domanda: c'è qualcosa d'altro che vorresti che ti chiedessi? Vuoi
fare un saluto o un augurio, o dire qualcosa d'atro?
Voglio
sicuramente ricordare un amico nonché cognato Claudio Princivalle
detto Princy. Nel 88 mi ha prima dato le dritte per diventare maestra
di sci e poi mi ha messo in sella alla mountain bike. Per molti anni
ho corso con le sue bici Princycles. Mi ha dato consigli, mi ha fatto
da meccanico, accompagnatore, cuoco e con mia sorella Lucia è stato
importantissimo per la mia carriera di mountain biker e di maestra di
sci . Sulla mia maglia ai mondiali master mi ha "seguito"
portando sul casco Princy 4 ever!
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